A tu per tu io e te – 6

Ciao e grazie di essere qui. Hai presente la frase “Non diventare quello che ti hanno fatto”? Bene, mi è tornata in mente l’altro giorno mentre tornavo a casa dopo il lavoro. Sono tante le frasi che sentiamo, che ci piacciono ma in alcuni momenti alcune ci balenano nella mente all’improvviso come un’illuminazione. Mi sentivo soddisfatta perché il lavoro era andato bene. In particolare mi aveva colpito una mamma, preoccupata per il futuro del figlio, che era riuscita a raccontarmi le sue paure, le sue perplessità con lucidità, sentendosi a suo agio.

Farti sentire accolta/o e capita/o è un obiettivo imprescindibile per me. Favorisce la costruzione di un’alleanza, di un rapporto di fiducia che mi permette di aiutarti meglio. Tutte le persone che ascolto sono importanti, tutte le loro storie meritano attenzione e dedizione. Però la lampadina che mi si è accesa questa volta mi ha fatto riflettere sul fatto che in tante occasioni ho incontrato o sono venuta a conoscenza di persone che non hanno saputo svolgere adeguatamente il loro ruolo: troppo sbrigative, poco motivate, poco umane e non predisposte al contatto con gli altri. Immagina l’effetto a catena che questo può innescare o l’esperienza negativa che può generare.

Sai a volte non è tanto il saper fare quanto il saper essere. Il fare si può imparare, se ci si impegna. L’essere bisogna averlo dentro. Il merito di questa tipologia di persone però è stato quello di farmi prendere consapevolezza di come volevo essere, di come concepire il mio lavoro e di come è importante porsi con l’altro. Per questo ti ho citato quella frase all’inizio: non per forza bisogna identificarsi con le cose negative o spiacevoli che riceviamo ma possiamo usarle per trasformarle in un nostro punto di forza.

Io credo fermamente nell’importanza di offrire all’altro un posto tranquillo, sicuro, in cui sentirsi capito, ascoltato. Nel quale sentirsi considerato e degno di importanza. Dove ha la possibilità di raccontarsi, di aprirsi senza provare vergogna per le proprie debolezze e dove imparare passo dopo passo ad accettarsi e a non scandalizzarsi più per i suoi comportamenti, per le sue reazioni, per le sue scelte. Il mio modo di lavorare prevede che la persona sia messa al centro al fine di prendermi veramente cura di lei.

Credo fermamente nella gentilezza e nel suo potere, nella bontà d’animo e nei benefici in grado di innescare. Credo nei cuori buoni. Ma soprattutto penso che ciò che possa fare la differenza sia vivere le cose in cui credo e in cui mi rispecchio. E sono convinta del potere curativo delle parole. Il mio scopo è di curare le anime, le persone e il loro mondo interno. Non solo i corpi. Non solo quello che si vede esternamente ma anche e soprattutto quello che spesso viene trascurato: il sostrato interno. E’ lì la tua essenza, lì la tua bellezza, lì la tua diversità, lì la tua reale identità. Lì risiede il tuo dolore, che a volte nascondi, che a volte sotterri, che a volte dimentichi. Partiamo da dentro, rimettendo insieme tutti i pezzi del tuo bellissimo puzzle. Insieme. Posso aiutarti.

Se niente ci salva dalla morte, che almeno l’amore ci salvi dalla vita.

L’amore può salvare.

A presto, V.

Per leggere gli articoli precedenti:

1 incontro https://vanessasaralli.com/a-tu-per-tu/
2 incontro https://vanessasaralli.com/a-tu-per-tu-io-e-te-2/
3 incontro https://vanessasaralli.com/a-tu-per-tu-io-e-te-3/
4 incontro https://vanessasaralli.com/a-tu-per-tu-io-e-te-4/
5 incontro https://vanessasaralli.com/a-tu-per-tu-io-e-te-5/

A tu per tu io e te – 5

Ciao e grazie di essere qui. Siamo già arrivati al nostro quinto appuntamento e oggi condividerò con te una tematica importante rispondendo ad un’altra domanda di un lettore della rubrica: “Quando faccio una cosa cerco sempre di farla nel modo migliore possibile ma non mi sento mai soddisfatto o contento di me stesso. Vorrei sempre di più. Perché? Come posso risolvere questo problema?”

Quante volte anche tu ti sei sentita/o insoddisfatta/o di te stessa/o?

Un po’ per l’educazione ricevuta, un po’ per come ti modelli in base alle influenze ed esperienze con cui entri in contatto e un po’ per l’impostazione sociale, impari e assorbi un modo di fare e pensare orientati alla quantità e al risultato. Corri, produci senza fermarti, non hai tempo per pensare, devi andare avanti altrimenti sarai in ritardo rispetto agli altri..

La vita però non si dimentica di te e ti concede di vivere alcuni momenti e situazioni di sosta forzata. E lì ti senti mancare la terra sotto ai piedi. Non sai come affrontare il vuoto, l’attesa, l’incertezza. Ti senti disorientato. Abituato a correre, fermarti ti crea quasi più dolore. Perché sei obbligato a riflettere, sei obbligato a guardare in faccia cose, sentimenti, emozioni che nella corsa avevi messo tra parentesi. Fermarti significa fare bilanci, significa soffermarti a pensare e a guardare nel dettaglio quanto fatto finora.

Tendenza ad accumulare senza mai godere pienamente. Tendenza a rimproverarsi pretendendo di più da sé. Ci pensi mai, invece, che quando arrivi alla fine della giornata, anche se non hai portato a termine tutte le cose che ti eri prefissata/o , hai fatto quello che oggettivamente potevi, con i mezzi che avevi, con il tempo che avevi e con lo stato d’animo di cui disponevi? Ci pensi mai a dirti brava/o per quello che hai fatto? A riconoscere che hai fatto bene lo stesso?

Quanti sensi di colpa o di inadeguatezza ti assalgono se non sei perfetta/o? Che poi,  di quale perfezione stiamo parlando? Piuttosto, guardiamo con un altro paio di occhiali e impariamo i concetti di riconoscimento e accettazione.

  1. “Oggi non ho fatto tutto quello che avrei dovuto. Non sono soddisfatta”.
  2. “Oggi non sono stato al 100% come sempre. E’ una giornata da buttare”.

Perché? Posso aiutarti a leggere queste due ipotetiche situazioni in un altro modo, che ti permetterà di rispettarti di più e di valorizzare di più quello che c’è, piuttosto che squalificarti per quello che non c’è.

  1. Se non sei riuscita a mettere una spunta ad ogni singola voce della lista (molto lunga, ammettilo) di cose che avevi in programma, non significa che non hai fatto bene le cose svolte. Potrebbe significare che ti sei presa un momento per te, per riprendere fiato e hai camminato invece di correre. Oppure potrebbe significare che effettivamente in quella giornata non eri predisposta per fare tutto o non eri al top delle tue energie ma hai fatto quello che potevi. Riconoscitelo e perdonati per qualcosa che in realtà non merita colpe. Sei tu ad addossartele. E magari quel fiato che hai ripreso oggi potrebbe farti tornare al passo consueto domani con più lucidità e prontezza.
  2. Se non sei stato al 100% un motivo ci sarà: stanchezza accumulata, pensieri, ansia, demotivazione. Impara a conoscerti e a capire come ricaricarti. Cosa ti occorre per migliorare la tua prestazione? In alcuni casi la risposta potrebbe essere riposo e  non c’è motivo per cui sentirsi in colpa o inadeguati. Siamo uomini, non macchine. E ti dico, l’energia che hai e consumi nei momenti in cui ti senti bene e di cui a volte abusi, il tuo corpo e la tua mente te ne faranno pagare il prezzo a tempo debito.

Imparare a conoscersi, a rispettarsi e a non giudicarsi sono importanti passi per  volersi bene. Se anche rallentiamo non siamo inconcludenti o buoni a nulla. Il nostro valore non deriva dalla quantità di cose che facciamo ma dalla loro qualità.

Forse, essere grati significa riconoscere ciò che si ha per quello che è. Apprezzando le piccole vittorie. A fine giornata, il fatto che abbiamo la forza di stare in piedi è ragione sufficiente per festeggiare. (M.G.)

Scrivimi i tuoi commenti, pensieri o domande e seguimi sui social.

A presto, V.

Per leggere gli articoli precedenti:
1 incontro https://vanessasaralli.com/a-tu-per-tu/
2 incontro https://vanessasaralli.com/a-tu-per-tu-io-e-te-2/
3 incontro https://vanessasaralli.com/a-tu-per-tu-io-e-te-3/
4 incontro https://vanessasaralli.com/a-tu-per-tu-io-e-te-4/

A tu per tu io e te – 4

Ciao e grazie di essere qui. Oggi vorrei rispondere ad una domanda che mi è stata rivolta da una lettrice della rubrica. “Come posso far notare al mio compagno le sue mancanze senza rischiare di ferirlo?” Il mio interesse primario è stato comprendere la natura e l’entità di queste mancanze. Si tratta di mancanze strutturali, legate quindi a lui come persona: il suo modo di essere, di reagire agli eventi della vita.

Immagino la difficoltà di rimandare all’altro le sue debolezze. Chiaramente è molto più semplice complimentarsi e lodare piuttosto che specificare dove abbiamo notato  un errore. Ma la cosa più difficile è comunicarlo senza farlo sentire ferito, giudicato o in difetto. Ti viene in mente una situazione simile che hai vissuto anche tu?

Il quesito della mia lettrice può essere esteso ai rapporti interpersonali in generale. E’ molto importante poter parlare, avere la possibilità di creare con l’altra persona un dialogo costruttivo dove entrambi si dicono dove sbagliano. Probabilmente ciò che fala differenza è il modo in cui queste cose vengono interpretate: l’errore può essere visto come un fallimento personale e viverlo come se l’altro, confessandocelo,  volesse farci un torto oppure possiamo vederlo per quello che effettivamente è, ovvero l’esito sbagliato di una cosa che abbiamo fatto ma che non per forza deve distruggerci. Errore come punto da cui ripartire per fare meglio, per migliorare. Da soli  non è facile, me ne rendo conto, ma posso aiutarti a vedere e a vivere le cose con minore pesantezza, negatività e rassegnazione. Posso aiutarti a farcela.

Ricordiamoci che c’è sempre un margine di manovra e che anche se ho avuto per un lungo periodo l’abitudine di fare le cose in un certo modo, non significa che se voglio, io non possa apportare delle modifiche. Dipende da noi: come percepiamo, come interpretiamo e come reagiamo. Perciò capisco bene quale e quanta sia la difficoltà quando si ha a che fare con la prima tipologia di comportamento.

Innanzitutto è indispensabile parlare la stessa lingua e ragionare con modalità non troppo dissimili. Avere una persona che ti dice dove sbagli con lo scopo di farti migliorare o di farti rendere conto di un tuo limite, è da ringraziare e apprezzare! Perché? Perché vuol dire che ha fiducia in te, ha fiducia che tu sia in grado di capire le sue intenzioni e soprattutto sa che puoi farcela. Lo so che ti sta restituendo un’immagine di te che probabilmente non ti piace e non ti gratifica ma siamo esseri sociali ed è importante rispecchiarsi nell’altro e attraverso di lui capire meglio noi stessi. In una coppia ci si arricchisce a vicenda e si amplia la prospettiva del partner: dove non arrivo io, arrivi tu e viceversa. E’ uno scambio, un reciproco ai fini di un bene comune. Ma essere umili gioca un ruolo veramente fondamentale.

Quando tieni a qualcuno e ti rendi conto che sta sbagliando, consapevolmente o non, o sta prendendo una strada strana, è tuo dovere e diritto renderlo consapevole di questo. Aiutarlo a comprendere quello che probabilmente da solo non riesce a vedere e a capire. E’ una prova dura ma se c’è questo libero scambio la coppia vince.

Per concludere, vorrei sottolineare quanto sia importante anche il modo con cui le cose vengono dette: presta attenzione al tuo tono, alla tua postura e alle tue espressioni facciali. E subito dopo cura la tua comunicazione. Non serve far sentire l’altro colpevole o debole o un buono a nulla. Percorrendo questa strada otterrai un effetto decisamente controproducente. Aiutalo/a davvero, sii assertiva/o ed empatica/o.

Entrambi i partner devono sapere (comunicando tra loro) quanto sia complicato portare le proprie scarpe. Questo li aiuterà a mettersi nelle scarpe dell’altro. Occorre un reciproco impegno perché le cose funzionino. Ti lascio con questa citazione: Funziona se lo fai funzionare.

Se hai delle curiosità o vuoi farmi una domanda, sarò felice di accontentarti e risponderti. Seguimi su Facebook e Instagram!

A presto, V.

Leggi gli articoli precedenti:
1 incontro https://vanessasaralli.com/a-tu-per-tu/
2 incontro https://vanessasaralli.com/a-tu-per-tu-io-e-te-2/
3 incontro https://vanessasaralli.com/a-tu-per-tu-io-e-te-3/